Wednesday, March 1, 2017

Anna Gatti Blog on Il Sole 24 Ore

Please, check Allyoop - L'altra meta' del sole
When Fabio Volo came to visit YouTube and Google

https://www.youtube.com/watch?v=2UbQwrTLvvE

Tuesday, September 13, 2016

Memories from the past

Article by La Repubblica

"Mamma e manager, si può fare"

Anna Gatti, nata a Pavia ("L'età non la dico nemmeno sotto tortura"), vive a San Francisco con la figlia di venti mesi, Athena, che adora. Fa avanti e indietro con Palo Alto, sede di Skype, dove è arrivata qualche mese fa da Youtube per contribuire a costruire il business della pubblicità. Ottimo rapporto con il padre "non convenzionale" della bimba, si fa aiutare da una governante sudamericana. E quando viaggia lo fa con la sua piccola. Ha smesso da poco di praticare paracadutismo, qualche rally lo fa ancora. Si è raccontata tornando a casa a fine giornata, in auto sulla strada che da Palo Alto porta a San Francisco.


"Ho frequentato il liceo classico a Pavia, poi Università Bocconi a Milano, quindi il Phd che mi ha portato quì. Sono venuta a Stanford perché il professore migliore al mondo per i miei studi era lì, il professor Jim March. Il mio indirizzo era Organization Behaviour, ovvero studiare l'impatto dei cambiamenti organizzativi. Insomma, il prof, una specie di guru del settore, ha risposto alla mia application e ha detto "You are welcome". Così nel 1999 sono arrivata qui parlando un inglese non eccellente. Normale per lo standard italiano e quindi vuol dire che qui è considerato pessimo. Il primo meeting me lo ricordo ancora: Marsh mi ha accolto davanti all'edificio degli International Studies, dove lavoravano allora due o tre premi Nobel. Che emozione. Poi mi ha portato a pranzo dove c'erano alcuni di questi professoroni. Sono diventata una sua allieva, ho seguito le classi di Phd e alla fine mi ha dato la possibilità di fare una ricerca di post dottorato, dal 99 al 2002. Ho trascorso tre anni a Stanford da ricercatrice. Nel 2002 sono stata contattata dall'Onu per un lavoro a Ginevra, al Who, World Health Organization. Studiavo come bisognava riorganizzare il sistema sanitario nei paesi strutturati per emergenza e non per supportare i malati cronici".

Il ritorno in California. "Nel 2004 mi sono stancata di Ginevra, mi mancava l'adrenalina della Silicon Valley. Allora ho detto: me ne vado. Non sono fatta per la carriera diplomatica. Così mi hanno assunto a MyCube, fondo di venture capitalist che investe in start-up. E aveva come managment director qui negli Stati Uniti Enzo Torresi, italiano arrivato in Silicon Valley con Olivetti. Lo conoscevo dai tempi di Stanford. Sono tornata qui nel 2004 in estate, quando Google è sbarcata in Borsa. Nel giro di un anno sono diventata partner del loro fondo: mi trovavo a fare una cosa tipica di questa zona però non in uno dei fondi più grandi. Sedevo in un paio di board di start-up ma al tempo stesso consideravo che mi mancava la parte oprativa. Allora ho detto ok, proviamo ad andare in questa direzione. Ho fatto colloqui a Google, mi hanno assunto cone capo di Consumer Operation International. Siamo nell'aprile del 2007.  A quel punto stavano cercando qualcuno che supportasse il lancio delle operation di Youtube a livello internazionale, vendita di pubblicità online e acquisizione di contenuto web. Mi sono presa questa responsabilità e l'ho avuta sino a febbraio 2011 con grandissima soddisfazione. Mi sono divertita da morire".

Google addio. "A un certo punto ho capito che non imparavo più come prima. Nel frattempo un mio amico di Skype continuava a dirmi che volevano costruire il business dell'ardvertising, che non avevano mai fatto prima. Avremmo bisogno di una persona come te e io ho deciso: "I do it". Siamo a febbraio 2011. A Skype adesso sono director of advertising, ovvero responsabile della strategia e delle operazioni di tutte le iniziative di monetizzazione del prodotto free, quello che gli utenti non pagano. Un bella sfida. Dopo appena un mese e mezzo che ero lì Microsoft ha annunciato che ci comperava per 8,5 miliardi di dollari. Me la sono rischiata prima e me la godo adesso, con le stock options".

Che accoglienza a San Francisco. "Quando sono arrivata all'aeroporto ero sola con la mia valigia. Mi ero da poco lasciata con il mio fidanzato italiano che però viveva in Brasile. Dall'Italia avevo cercato sul sito di Stanford un'associazione di studenti italiani, ne ho trovata una che si chiamava "Amici miei". Ho contattato il presidente via mail. Dopo dieci minuti mi è arrivata una telefonata: "Ciao, sono Antonino". Faceva un dottorato di ingegneria. Si è offerto di venirmi a prendere all'aeroporto, mi ha accompagnato a Stanford a prendere il visto e tutto quando serve per frequentare l'università, ad aprire il social security number, fondamentale per stare qui, e infine mi ha trovato una sistemazione a casa di un professoressa italiana di matematica, sul divano letto, per permettermi di cercare una casa. Dopo due ore mi sono trovata in una cena di italiani. Fantastico. Molti di loro sono ancora miei amici. Quattro giorni  dopo  ho trovato casa. Tutto molto semplice. E' stato bello. Grazie a una comunità italiana molto molto viva, molto "amici miei". Io ero l'unica che organizzava eventi business like, tipo incontri coi nomi di italiani da anni in Silicon Valley, come Torresi, Zappacosta, De Luca. Gli altri associati erano specializzati in cose più leggere ma molto, molto divertenti. E poi c'erano queste mogli e fidanzate che cucinavano benissimo".

La mia vita qui. "Il papà di mia figlia non è il mio fidanzato. Ci siamo conosciuti al matrimonio di una mia amica. Poi  stiamo stati insieme, ma non ci siamo mai riconosciuti nei canoni della coppia tradizionale. Però ci siamo sempre piaciuti. Stiamo bene insieme. A quei tempi per lavoro viaggiavo moltissimo e trascorrevo la mia vita negli alberghi. Lui è di San Francisco ma vive a New York. E' più grande di me di vent'anni e non ha mai avuto figli. Questa cosa è andata avanti un paio d'anni. Siamo amici, ci stimiamo. Poi una volta - eravamo a Londra - mi ha detto: 'Quando mai ti sentirai pronta, vorrei essere il padre non convenzionale di tuo figlio. Non voglio sposarti'. Ha aggiunto che non vivremo mai insieme, non saremo una coppia, al massimo avrebbe preso una casa vicino alla mia. 'Mi piacerebbe che tu fossi la mamma di mio figlio'. Eravamo a cena. Ci ho pensato un po': sei simpatico, non vuoi venirmi in casa, e quindi ho detto: vabbé proviamoci. Sono rimasta incinta, bambina bellissima e, chissà, potremmo anche averne un'altra. Con la stessa formula. In realtà io gestisco Athena Sofia a tempo pieno. Quando va tutto bene è una figata, quando ci sono dei momenti in cui devi prendere delle  decisioni, beh, non è facile: devi sentirti questa scelta calzata sulla pelle per sostenere l'impegno. Se no vai giù come una pera. Di carattere sono un po' una rompiballe. Ciò che conta è che è una figlia voluta, questa è la cosa bella. Lei adesso ha venti mesi, è il padre stravede per lei. Appena può la prende e ci gioca. L'adora".

Mamma e manager a San Francisco
. "E' tanta roba. Devi essere super organizzata, devi imparare a focalizzare la tua attenzione solo sulle cose importanti. Quelle meno le puoi delegare e lo devi fare, anche se sei stata cresciuta in modo diverso. Così da un mese prima che nascesse ho assunto una governante, che adesso vive con noi. Sono andata in maternità una settimana prima del parto, fino ad allora ho lavorato col pancione. Prima di ogni riunione chiedevo sempre: chi è l'autista designato che mi porta in ospedale se si rompono le acque? Quando è successo ero a Palo Alto, sono andata in ospedale. Ero sola. Il padre ha preso il primo aereo ed è venuto da New York. La bimba va a una scuola italiana, cerco di godermela il più possibile. Quando viaggio per lavoro, lei è quasi sempre con me. Non è banale organizzarsi però, se tu la prendi bene, è solo questione di logistica".

Quel meeting con Ballmer
. "Quando Skype venne acquisita da Microsoft, il Ceo Steve Ballmer decise di fare una serie di meeting con i nuovi dipendenti in giro per il mondo. In quel periodo ero in Italia (faccio parte del cda di Buongiorno) e lui aveva programmato una riunione la domenca alle 13.30 a Londra. Che dovevo fare? Ho preso il primo volo da Linate la domenica e sono arrivata con Athena. Tutto l'excecutive team se la coccolava, se la spupazzava. E' stato davvero carino".

Tornare in Italia? "A Lavorare no. A vivere per un po' di mesi, se non hai impegni e puoi goderti le bellezze naturali e artistiche, sì: la qualità della vita è davvero alta. Mi piacerebbe aumentare la presenza nei board di aziende italiane, per trasferire a loro l'esperienza che ho fatto qui. Ma lavorare a tempo pieno no". 

Blog written by a great Italian journalist and great woman, Monica D'Ascenzo

Thanks to Monica for taking the time to interview me and publish this nice article.

"In the United States a young man of 20-25 years old think they can change the world. In Italy he thinks he can not do anything exceptional, and points to a permanent job. " Anna Gatti, born in 1972, lives in the States and Italy for work and believes this is the difference between the two countries is most striking. After a degree in Economics and a PhD at Bocconi, Gatti continued research between Trento, Stanford and Berkeley. He initially worked at the World Health Organization, and then became MyQube partners - Telecom Italian Venture Fund and to gain experience in major US technology groups: Google, YouTube and Skype. He sits on the boards of Rai Way, Piquadro and Banzai. Yet if you Google the first article appearing denies his titles. The curriculum is all true?


"Last year, my former partner in Loop Lab AI has filed a complaint contesting my titles. To date, no evidence has been found of what contest. Then her lawyer, her sister, had requested information from the University and the agencies have not given the required information because I had not authorized them to do so. That's it, "says Gatti, adding:" In Raiway, where I sit on the board, there was an internal investigation and have been verified all the titles of my cv. The case was closed there. The Italian press also published the denial to the news after receiving the documentation from my lawyers. "

In Italy is becoming increasingly dynamic world of technology startups, many light years we are still behind compared to Silicon Valley?
In Italy still missing the market of exit to ensure a future and a growing startups. There is definitely a lot of creativity and entrepreneurship, including in a non-optimal context. Investments, however, are unlikely to be appealing. In the US, the investor has an output time horizon of between 5 and 10 years. Here in Italy the risk of not having it. My investments such as business angels, for example, have not had good results.

It lacks a long-term strategy?
In the United States when he founded a startup you have a time horizon of output and aims to be acquired, perhaps by a large industrial group. In Italy the market of mergers and acquisitions (M & A) is not yet sufficiently developed to exploit the new realities.

There are other factors that limit foreign investment in Italy?
The foreign perception is that the labor market is still in a cast. This is combined with the bureaucracy. Foreign institutional investors are not likely to play with cards that do not know.

What did you learn in Google?
It 'was my school ship. I learned that leadership is not recognized by position but based on the competencies and skills are increasingly recognized so much so that even the most junior in the company, if competent, has the right to sit at the high table duty. I learned that failure is a time of growth and that we must begin to act for the role that you want to without waiting to have it (act like a leader before you are one).

In Youtube and Skype?
Sharing, break down barriers. As with Google, even in Youtube there were the events of Friday Tgif (Thanks God is friday) and from 16:30 we find ourselves in a salon to drink and talk and participated in all the founders corporate levels: an important moment of sharing. Skype I learned, however, the phase of corporate restructuring and the fundamental variable of the corporate culture.

A lesson in your head / to not noticing it?
I always had head women and message passing is: a good leader must give the opportunity to those who work with him, but at the same time should give the freedom to choose whether to seize that opportunity. Let others fail is a form of respect. A capable leader, then, if ualcuno stands in the office after hours the must ask yourself a question: or has given a heavy load or is not the right person to fill that role.

Because the commitment chosen Italian board of directors?
It 'an opportunity because it allows me to maintain a strategic vision and to stay in contact with the economy of my country. Also I can transfer what I learn Italian in the US and at the same time I have the opportunity to meet people really valid can compete internationally as a professional.

In what board you wanted to sit?
Google at the time of listing

What you wanted to know in 20 years you've learned at 40?
Have less fear of making mistakes, do not be afraid to change, to dare. Think bigger. And do not wait for others to believe in you, do you believe in yourself first.

Where do you see yourself in 10 years?
I see myself sitting in the board, with increased operating experience. Not to rule out return to venture capital.

What makes you get up in the morning?
The desire to learn and build.

What advice would you give to a young man (woman) who wants to do in your career?
Go abroad, works with women and take parental leave when the time comes.

Article by Lidia Baratta (www.Linkiesta.it)

At first it seemed a paradise for workers. In the Italian offices came legends of young people who were investors to realize their ideas, green meadows next to the desks, women managers who could be perfect at home and at work. Lately, however, the criticism came. The famous spirit of Silicon Valley does not convince everyone.

First there were the back. How to Marissa Mayer, CEO of Yahoo (taken with a bump of six months), who said stop to flexibility and telecommuting. And that of Google, which erased the benefits that allowed employees to spend 20% of working hours to innovative ideas (for instance: so was born Gmail).

There have been investigations by journalists who have shown next to the structure of the Googleplex dreams, the homeless (homeless) have grown by 20%, and with them veritable tent city. Last but not least, came the warning of Sheryl Sandberg, Facebook's chief operating officer, before Google, which invited women to make a move (the title of his book is Lean In, translated into Italian Let forward. The women, work and the desire to succeed), which denounced the New Yorker denouncing the macho culture of the valley.

Yet another criticism was delivered by Forbes, in the article "Why Silicon Valley's Work Culture Is Killing Us", "Why is Silicon Valley's work culture is killing us", which denounces as with the history of corporate welfare and flexibility in the valley of California valleys' work has become a religion and private life something to squeeze inside. " The proposal is to put the rules. Such as: "Do not send email at 10 pm".

Silicon ValleyMappa of many major companies in Silicon Valley, California

But really the model Silicon Valley is in crisis and is failing? "I disagree," he says from San Francisco Anna Gatti, driving a startup for e-commerce after experiences of managers between Google, YouTube and Skype. Mom and manager, she attended the Silicon Valley for nearly 15 years. He says: "You have to focus while you are at work and maybe a discipline without wasting time. So do not give up to the important things, like dinner with my daughter. At least four vole a week. "

Anna GattiCome you arrived in Silicon Valley and what was your journey so far?
They arrived in Silicon Valley in 1999 to finish the PhD program started at Bocconi University of Stanford, after a degree in Business Administration from Bocconi University in Milan. After a post-doc at Stanford, I was offered a position as a researcher at the University of Berkley. In 2002 I was contacted by the UN for a job in Geneva, the World Health Organization. Then I got tired of Geneva, he lacked the spirit of Silicon Valley. I decided to return. They hired me to MyQube, venture capitalists fund that invests in startups. After a couple of years I was looking for a more operational experience. I did interviews at Google and they hired me as head of Consumer International Operation. The next step is to YouTube, as head of the international part of Online Sales and Operations. After a few years, Skype, where I was director of monetization. After Microsoft bought Skype, I went out and created my startup, which deals with artificial intelligence to make customization of e-commerce. It's a good challenge.

What is the spirit of Silicon Valley you speak of?
Silicon Valley is an area where there is the desire to push the boundaries. In front of a problem searching for the best solution. People sit and think "the best solution to any problem." There are people willing to talk about your idea, to help you achieve it. There are prejudices. You know you can experiment with. Do not you think "I do not try if you do not look bad." If you believe in something you can do so here: "You can change the world". The breaths street this thing. Tesla was born here, here are the startup for shipments in space, 3D printing DNA.

How does a manager mom in Silicon Valley?
I am satisfied to lifestyle, quality and professionalism. I am a single mother and my daughter is completely integrated into my life. She travels with me for business or pleasure since she was four weeks. Here during pregnancy you work up to two weeks before delivery. To me it is not weighed. I'm a manager, I do not do hard physical work. A YouTube have taken more responsibility with the task of creating a new function when I was 7 months pregnant. At the job interview, I said that I would take all six months of maturity that Google offers (the American law grants six weeks). And they said to me that they would wait for me. My daughter was born on February 18, I worked until 7.

How do you organize your workday?
You have to be very focused. In Italy it is thrown away a long time. You take your coffee with colleagues and you lose 15 minutes. They are 15 minutes that would remove the game with my daughter. We must increase efficiency, you have to be disciplined, there are things I want to do and do it. Not organize morning meetings before 9 because I want to drive my daughter to school. Similarly I have decided that I have to have dinner at home with my daughter at least four times a week. And I do. Of course, there is a nanny who helps me, and that practically lives with us. But they are very strict on the respect of the times, responsibilities and people.

Some people, however, wrote that the Silicon Valley lifestyle has made a religion of work, at the expense of privacy.
I disagree with those who criticize the Silicon Valley working style, saying that the work is a religion and private life is just something to be embedded inside. If I want to 10pm reply to emails, such as who wrote the post on Facebook before going to bed. If from 18.30 to 21 I have absolutely looked at the computer because I wanted to play with my daughter, I can also send an email to ten at night. But I do not expect me to respond 23. A Google were made of meetings internally to talk about these things. It was said not to send the email at midnight to new employees, because maybe they would feel obliged to respond immediately. It is something that is always discussed in healthy companies like Google. This way to work I see it more as an opportunity than as a sacrifice. I worked in the team Sheryl Sandberg, Facebook's chief operating today. Italian How greatly I see the difference between Italy and Silicon Valley. It is a community that is founded on production and innovation base. It is an area that comes with the microchip.

How we organize the work in Silicon Valley?
Everything here is based on performance. The working hours are eight hours, 9-18 or 8.30 to 17.30. Then maybe we stop half an hour more. But after 18:30 it is difficult for people to be in the office. You can have business meetings at 7:30 in the morning, even for a matter of time zones. What matters are the performance and objectives. But the fundamental difference is another.

Which?
But the fundamental difference is that here the work is not conceived as work. What you do is not work, it's your passion. As well as in a conversation we can talk about books, food or travel, we are talking about the projects. The business you do on the barbecue. As well as a law reporter to the New York Times at ten at night, does it for work or passion? In Silicon Valley they transfer the most ambitious people from all parts of the world. There's a lot drivers. There are people who want to better themselves. I could make fine university professor in Italy, as they had asked me, instead I flew here.

And the myth of corporate welfare? It's all true?
I have worked for amazing companies like Google. But of course not all companies are so. A Google in my office there was a beautiful pool. When I was pregnant, I was doing before working hour of swimming. There were my colleagues who brought the dogs. Googleplex is the place par excellence of corporate welfare.

Yet, as also mentioned Sheryl Sandberg, women in top management are few. As well as Hispanics. Silicon Valley is really so meritocratic?
Silicon Valley is meritocratic. Of course, there is still much difference between men and women. But compared to Italy is the paradise of women for professional opportunities. In absolute terms the man has more ease. I think this is also a biological tendency. We humans are pretty isomorphic, reassured by our fellows. In a three-male team, they will take on more 'easily another male because they think they understand it better. As well as between women. There is no equality. Obviously these attitudes can and must change. It is an issue that is much discussion in Silicon Valley. This is due both to the fact that men get a command position more easily, and because women have not learned how to negotiate with the head increases, promotions. When you offer positions of responsibility to a woman, often he thinks "then if I get married, get pregnant", men do not.

Article from www.linkiesta.it written by Lidia Baratta

All’inizio sembrava il paradiso dei lavoratori. Negli uffici italiani arrivavano leggende di giovani che trovavano investitori per realizzare le proprie idee, prati verdi accanto alle scrivanie, donne manager che riuscivano a essere perfette a casa e al lavoro. Negli ultimi tempi, però, sono arrivate le critiche. Il famoso spirito della Silicon Valley non convince più tutti.

Prima ci sono stati i dietrofront. Come quello di Marissa Mayer, ceo di Yahoo (assunta con un pancione di sei mesi), che ha detto stop a flessibilità e telelavoro. E quello di Google, che ha cancellato il benefit che permetteva ai dipendenti di dedicare il 20% delle ore lavorative a idee innovative (per intenderci: così è nata Gmail).

Non sono mancate le inchieste giornalistiche che hanno mostrato come accanto alla struttura dei sogni di Googleplex, gli homeless (i senzatetto) siano cresciuti del 20%, e con loro vere e proprie tendopoli. Non ultimo, è arrivato il monito di Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook, prima a Google, che ha invitato le donne a darsi una mossa (il titolo del suo libro è Lean In, tradotto in Italia Facciamoci avanti. Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire), che ha denunciato sul New Yorker denunciando la cultura maschilista della valle.

L’ennesima critica è stata recapitata da Forbes, nell’articolo “Why Silicon Valley’s Work Culture Is Killing Us”, “Perché la cultura del lavoro della Silicon Valley ci sta uccidendo”, che denuncia come con la storia del welfare aziendale e della flessibilità nella valle delle valli californiana «il lavoro sia diventato una religione e la vita privata qualcosa da schiacciare dentro». La proposta è quella di mettere delle regole. Come: “Non mandare email alle 10 di sera”.

Silicon ValleyMappa delle principali aziende presenti nella Silicon Valley, California

Ma davvero il modello Silicon Valley è in crisi e sta fallendo? «Non sono d’accordo», risponde da San Francisco Anna Gatti, alla guida di una startup per l’e-commerce dopo esperienze da manager tra Google, YouTube e Skype. Mamma e manager, lei la Silicon Valley la frequenta da quasi 15 anni. E dice: «Bisogna focalizzarsi mentre si è al lavoro e darsi una disciplina senza perdere tempo. Così non rinuncio alle cose importanti, come la cena con mia figlia. Almeno quattro vole alla settimana».

Anna GattiCome sei arrivata nella Silicon Valley e qual è stato il tuo percorso finora?
Sono arrivata nella Silicon Valley nel 1999 per finire il programma di PhD iniziato in Bocconi all’università di Stanford, dopo una laurea in Economia aziendale all’Università Bocconi di Milano. Dopo un post-doc a Stanford, mi hanno offerto una posizione come ricercatrice all’Università di Berkley. Nel 2002 sono stata contattata dall’Onu per un lavoro a Ginevra, all’Organizzazione mondiale della sanità. Poi mi sono stancata di Ginevra, mi mancava lo spirito della Silicon Valley. Ho deciso di tornare. Mi hanno assunto a MyQube, fondo di venture capitalist che investe nelle startup. Dopo un paio di anni cercavo una esperienza più operativa. Ho fatto colloqui a Google e mi hanno assunto come capo di Consumer Operation International. Il passaggio successivo è a YouTube, come capo della parte internazionale di Online Sales and Operations. Dopo qualche anno, Skype, dove ero direttore di monetizzazione. Dopo che Microsoft ha comprato Skype, sono uscita e ho creato la mia startup, che si occupa di intelligenza artificiale per fare personalizzazione di e-commerce. È una bella sfida.

Cos’è lo spirito della Silicon Valley di cui parli?
La Silicon Valley è un’area dove c’è la voglia di spingersi oltre i limiti. Davanti a un problema si cerca la soluzione migliore. Le persone si siedono e pensano “the best solution to any problem”. Ci sono persone disposte a parlare della tua idea, ad aiutarti a realizzarla. Non ci sono pregiudizi. Sai che puoi sperimentare. Non pensi “non ci provo se no faccio una brutta figura”. Se credi in qualcosa qui puoi farlo: “You can change the world”. La respiri per strada questa cosa. Qui è nata Tesla, qui ci sono le startup per le spedizioni nello spazio, il 3D printing del Dna.

Come vive una mamma manager nella Silicon Valley?
Sono soddisfatta per stile di vita, qualità e professionalità. Sono una single mother e mia figlia è completamente integrata nella mia vita. Lei viaggia con me per lavoro o piacere da quando aveva quattro settimane. Qui durante la gravidanza si lavora fino a due settimane prima del parto. A me non è pesato. Sono una manager, non faccio lavoro fisico di fatica. A YouTube ho preso una responsabilità maggiore con il compito di creare una una nuova funzione quando ero incinta di 7 mesi. Al colloquio di lavoro, dissi che avrei preso tutti e sei i mesi di maturità che Google offre (la legge americana garantisce sei settimane). E loro mi risposero che mi avrebbero aspettato. La mia bimba è nata il 18 febbraio, io ho lavorato fino al 7.

Come si organizzi la tua giornata lavorativa?
Devi essere molto focalizzata. In Italia si butta via molto tempo. Si prende il caffè con i colleghi e si perdono 15 minuti. Sono 15 minuti che toglierei al gioco con mia figlia. Bisogna aumentare l’efficienza, devi essere disciplinata, ci sono cose che voglio fare e le faccio. Non organizzo meeting di mattina prima delle 9 perché voglio accompagnare mia figlia a scuola. Allo stesso modo ho deciso che devo cenare a casa con mia figlia almeno quattro volte alla settimana. E lo faccio. Certo, c’è una tata che mi aiuta e che vive praticamente con noi. Ma sono molta rigorosa sul rispetto dei tempi, delle responsabilità e delle persone.

C’è chi ha scritto però che lo stile di vita della Silicon Valley ha fatto del lavoro una religione, a scapito della vita privata.
Non condivido quelli che criticano lo stile di lavoro della Silicon Valley, dicendo che il lavoro è una religione e la vita privata è solo qualcosa da incastrare dentro. Se voglio alle 10 di sera rispondo alle email, come chi scrive il post su Facebook prima di andare a letto. Se dalle 18,30 alle 21 non ho guardato assolutamente il computer perché ho voluto giocare con mia figlia, posso anche mandare una email alle dieci di sera. Ma non mi aspetto che mi rispondano alle 23. A Google si facevano dei meeting internamente per parlare di queste cose. Si diceva di non mandare le email a mezzanotte ai nuovi assunti, perché magari si sarebbero sentiti in dovere di rispondere subito. È una cosa di cui si discute sempre nelle aziende sane come Google. Questo modo di lavorare lo vedo più come un’opportunità che come un sacrificio. Ho lavorato nel team di Sheryl Sandberg, oggi direttore operativo di Facebook. Come italiana vedo enormemente la differenza tra l’Italia e la Silicon Valley. È una comunità che è nata su basi produttive e innovative. È un’area che nasce con il microchip.

In che modo si organizza il lavoro nella Silicon Valley?
Qui tutto si basa sulla performance. Gli orari di lavoro sono di otto ore, 9-18 o 8,30-17,30. Poi magari ci si ferma mezzora in più. Ma dopo le 18,30 è difficile che le persone siano in ufficio. Si possono avere meeting di lavoro alle 7,30 di mattina, anche per una questione di fusi orari. Quello che conta sono le performance e gli obiettivi. Ma la differenza fondamentale è un’altra.

Quale?
Ma la differenza fondamentale è che qui il lavoro non è concepito come lavoro. Quello che tu fai non è lavoro, è la tua passione. Così come in una conversazione si può parlare di libri, cibo o viaggi, qui si parla dei progetti. Il business lo fai al barbecue. Così come un giornalista legge il New York Times alle dieci di sera, lo fa per lavoro o per passione? In Silicon Valley si trasferiscono le persone più ambiziose da tutte le parti del mondo. Qui c’è molto driver. Ci sono persone che vogliono migliorarsi. Io potevo fare benissimo la professoressa universitaria in Italia, come mi avevano proposto, invece sono volata qui.

E il mito del welfare aziendale? È tutto vero?
Ho lavorato per aziende incredibili come Google. Ma ovviamente non tutte le aziende sono così. A Google nel mio ufficio c’era una piscina bellissima. Quando ero incinta, prima di lavorare facevo un’ora di nuoto. C’erano i miei colleghi che portavano i cani. Googleplex è il posto del welfare aziendale per eccellenza.

Eppure, come ha ricordato anche Sheryl Sandberg, le donne nel top management sono poche. Così come gli ispanici. La Silicon Valley è davvero così meritocratica?
La Silicon Valley è meritocratica. Certo, resta ancora molta differenza tra uomini e donne. Ma rispetto all’Italia è il paradiso della donna per le opportunità professionali. In termini assoluti l’uomo ha più facilità. Questo secondo me è anche una tendenza biologica. Noi esseri umani siamo abbastanza isomorfi, rassicurati dai nostri simili. In un team di tre maschi, assumeranno piu’ facilmente un altro maschio perché pensano di capirlo meglio. Così come accade tra donne. Non c’è la parità. Ovviamente questi atteggiamenti si possono e devono cambiare. È un tema di cui si discute molto nella Silicon Valley. Questa situazione è dovuta sia al fatto che gli uomini ottengono una posizione di comando più facilmente, sia perché le donne non hanno imparato a negoziare con il capo gli aumenti, le promozioni. Quando si offrono posizioni di responsabilità a una donna, spesso pensa “se poi mi sposo, rimango incinta”, gli uomini no.

Twitter@lidiabaratta

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